lunedì 25 settembre 2017

Viaggio in Etiopia - foto 15 (Gamole, borgo dei Konso)

(prosegue 28 agosto)



Andiamo a visitare un antico borgo del territorio di cultura Konso. Il territorio fu indipendente fino al 1890, poi venne incorporato nell'impero etiopico. Oggi è un distretto a sè (Konso Special woreda).
Percorriamo per 6 kilometri una lunga strada di terra, guastata dalle imponenti piogge durate sino a un paio di settimane fa,


per giungere fino a Gamole, paesone cinto entro le sue possenti mura (kanta, come nel nome del nostro Lodge), dichiarato dall'Unesco sito patrimonio dell'Umanità.

 Dei 48 villaggi Konso, ben 30 sono registrati dall'Unesco come World Heritage per il loro valore culturale. Ora capiremo le motivazioni di questa scelta.
foto della ETO
I terrazzamenti in pietra sono numerosissimi





Ogni famiglia ha il suo recinto, il suo muretto, detto ohinda, quando questi cerchi riempiono l'area dentro la muraglia comune, Kanta, si costruirà una cerchia più ampia, e questo fino a sei volte, dopodiché si inizierà la costruzione un nuovo borgo.

ingresso ad un recinto famigliare

intanto sono arrivati i bambini

La parte murata centrale è di solito quella più in alto, su una collina, è come una roccaforte, e poi scendendo i giri successivi hanno mura più basse.



Poi ci sono delle Case della comunità (pafta, o community house) dove si discute e si tengono le assemblee. Sono costruite con solide grandi pietre e legno robusto.

C'è anche uno spazio comune dove poter riposare e dormire, e distrarsi con giochi quali il mankala (che abbiamo visto anche in altre località, sotto il nome di kalaha), una tavola di legno ovale con degli incavi, che si gioca mettendovi e spostando dei sassolini.
un gioco assai diffuso (mankala)


Un'altra consuetudine è quella per cui si coltivano e consumano, solo dentro al secondo giro di mura le foglie di moringa, che è proprio aborigena etiope (vedi tra gli altri: barbaraganz.blog.ilsole24ore.com/2017/03/19/moringa-la-pianta-che-nutre-un-progetto-italiano-in-etiopia-dalle-donne-per-le-donne/ ).

ad un incrocio la guida ci mostra la meringa




 magazzini - depositi

tra due cinte (a ds quella comune e a sin quella di una famiglia, ohinda)

un ingresso a un recinto famigliare

Infine vi è un ampio spiazzo denominato Mora dove si svolgono i riti e le cerimonie tradizionali, come danze e canti. Qui al centro vi è un alto "totem" (olahita) che misura il susseguirsi delle generazioni (generations pole, palo o albero delle generazioni).



Qui ci si raduna per i riti di iniziazione degli young males, e si celebrano i matrimoni, durante cui il promesso sposo deve saper sollevare una grossa e pesante boccia di pietra e porsela sul capo, di fronte alla comunità, poi lanciarlo dietro le spalle. Altri dicono che è con questo rito di passaggio che un giovane viene confermato come adulto in grado di scegliere una fidanzata da sposare.
da un fascicolo della ETO

Questa attività poi può anche essere praticata come una sorta di sport, di esibizione di forza.

 E molto importante per la loro cultura è il culto per gli antenati, per i predecessori eminenti di un clan o di una famiglia. Intagliano delle sculture in legno (waga) che decorano con disegni e pitture, e li conficcano nel terreno in luoghi sacri appropriati (a burial place).




vecchia foto di waga, o tomba Konso (da: Biasutti)

In tutto il borgo, almeno a quest'ora, ci sono solo due donne anziane che ci seguono, anche loro non avendo da lavorare.

La capanne sono grandi e alte ed hanno una aggiunta sul culmine, che può essere una terracotta a cui si taglia via la parte inferiore, la base d'appoggio, e una sorta di ombrello di paglia fitta, per riparare la fuoriuscita del fumo dall'entrata di acqua piovana.

Ci sono appositi recinti separati per tenere gli animali (che dunque non vengono ricoverati nelle capanne).

La nostra guida ci mostra anche un bel recipiente ricavato da una zucca, e ben decorato da incisioni

e poi ci mostra un telaio di legno su cui sta facendo apprendistato un ragazzino (in effetti sono gli uomini che possono tessere).

In generale durante il nostro giro in cui curiosavamo di qua e di là, sono stati tutti carini e gentili. Anche i bambini, non insistono troppo, e sono rispettosi. La gente che abbiamo incontrato è sorridente e accogliente. Salutano, e molti ti chiedono come stai, e come ti chiami, dicendo per primi il loro nome.
Diamo un piccolo aiutino a una vecchietta mal messa, soprattutto ai piedi, che dice di avere 70 anni (?). E a un ragazzino cui diamo dei soldini per comprarsi delle scarpe. Comperiamo alcune cosine al mercatino allestito da ragazzi e ragazzini.

dove vendono anche dei poggiatesta/sgabellini

  piccoli giocattolini fabbricati da loro stessi, repliche in balsa (o con la parte centrale, il midollo, del sorgo) di televisori e di auto 


girando uno dei bastoncini, si arrotola il foglietto e compaiono le varie immagini disegnate

Mentre facevo delle foto in giro per il paese, nessuno ha avuto da ridire. E' stata una visita piacevole e tranquilla.

Usciamo e ritorniamo a Karat (=Konso city) dove però il mercato è in chiusura


e noi andiamo -sempre con la stessa guida- a visitare il Museo etnografico (Konso Museum),
cartina delle varie cinte di mura del borgo di Dokatu

tutte le spezie ed aromi della cucina konso

museo che si rivela interessante e ben fatto.
waga, o waka, waqa


foto d'epoca di una storica manifestazione 
per affermare il diritto alle proprie tradizioni culturali

 foto dalla "Missione dell'Omo" diretta da Zavattari (da R.Biasutti, v. III°, ediz. 1953)


Alla fine la guida, che ha 38 anni, e dunque anche famiglia, si aspetta una mancia. Dato che è stato interessante e molto gradevole, sono generoso, e allora lui fa i salti di gioia (letteralmente) e si mette a urlare per ringraziarci eccitatissimo.

Nessun commento:

Posta un commento