martedì 12 settembre 2017

Viaggio in Etiopia - foto 4 (al villaggio dei Dorze)

mercoledì 23 agosto

Tutta la notte piove e piove, D'altronde la stagione monsonica va da aprile a fine agosto. In quest'area le piogge scaricano circa 2 metri d'acqua l'anno.
Ieri sera si era poggiato qui davanti un bell'uccellino, e stamattina presto eccolo ritornare. E' una meraviglia stare ad osservarlo.

ora andremo a visitare un villaggio che sta su in montagna, a 2100 m. (ma anche nei prox. gg. sarà così: tutto un continuo andare su e giù...). Sopra i mille metri non ci sono le zanzare.
Siamo ormai nel pieno dell'Africa Nera dei villaggi delle varie etnie.

§. un villaggio Dorze
Quindi cominciamo a salire su per le Guge Mountains più si sale e più l'aria è freschina, e in alto c'è la nebbia e un po' di pioggerella.



Giungiamo alla recinzione e posteggiamo vicino all'ingresso.
 la stuoia di cinta

la porta d'ingresso nel recinto

Si tratta di una etnia montanara, che ha suoi costumi e usi particolari, diversi dalle altre etnie che vedremo più a Sud.
I primi a venire incontro alla nostra auto sono naturalmente i bambini, i più curiosi e i più veloci. Poi le donne.



Siamo tutti un po' impacciati al primo momento, loro perché siamo stranieri bianchi, e noi perché ci sentiamo degli intrusi che stiamo per entrare a casa di una famiglia di contadini.
 Infine ci viene incontro un tipo un po' "Rasta" molto alto ed esuberante,

Ci affida al suo fratello minore che sa bene l'inglese.

le capanne del nucleo familiare da cui spuntano le foglione di ensete


 una zia esce dalla cucina 
un parente ci guarda

 Appena si entra si sprofonda nel buio.



l'entrata e il fratello-guida

l'ambiente centrale col focolare, le sedie di cuoio (e un vitello che spunta sul fondo)





ecco gli estranei bianchi che vengon ricevuti come ospiti

Purtroppo mi si rompe la punta della matitina con cui sto prendendo appunti per questo diario su un mio quadernetto, e al momento non ho una biro, allora lui prende un gran coltellaccio e in un attimo mi affila la punta nel modo più perfetto e preciso.

Parlandoci dei lavori di tessitura ci dice che l'abito cerimoniale di matrimonio, ci si mette 15 giorni a farlo, durante i lavori si appende il "ritratto" della regina di Saba.


L'addestramento dei ragazzi alla figura del guerriero, oggi è indirizzato verso la difesa delle mandrie e dei greggi dalle iene. Tanto più che la pelle di leopardo che una volta si indossava in certi riti e danze, oggi è impossibile procurarsela dato che l'uccisione dei leopardi è proibita (e sopratutto ormai non ce ne sono più...).


 fanno degli oggettini in terracotta da vendere come souvenir.

Infine l'altro clan è formato dagli agricoltori e orticoltori. Sono famosi per saper terrazzare le colline. In tutte e tre queste attività lavorano sia uomini che donne.
Ma ci sono anche altre attività come quella di costruire i bet (o tukul). Importante è prevedere tre fori per la fuoriuscita del fumo (se si guarda da fuori la capanna, a loro sembra di vedere il muso di un elefante...! il che è voluto ad arte).
la tipica capanna dei Dorze ( da una cartolina HTRT)
capanna  similare dei Gamo
vecchia foto di L.Cipriani (in: R.Biasutti, 1941)

 Ai telai lavorano sia uomini che donne, ma la filatura è appannaggio delle donne.

la zia che fila
scialli (shammà) e sciarpe (charp)

la madre nella piantagione



la loro piantagione di ensete

L'ensete cresce per tre anni e con un bambù forato si grattugia la parte molle che poi si lascia fermentare. Resta chiusa sotto un mucchio di foglie pressato da alcuni sassi per trenta giorni. Normalmente anche loro mangiano injera, ma ogni tanto anche la farina di ensete. Dopo la grattugia alla fine viene una crema, come una puré, fermentata, e la massa viene poi tagliuzzata con un coltellone. Con questa si fa una sorta di "pane", anch'esso chiamato kocho, o una "piadina" di injera, da mangiare con salsine,

prima va grattugiata la polpa
poi stesa in una foglia
impacchettamento
 
poi viene chiusa bene in un involucro

 quindi, quando poi la si tira fuori, si accende il fuoco e si scalda una padella
si mette una foglia su cui appoggiarla
ecco la frittella kocho impiattata con le salsine

e  poi la fibra è adatta anche per intrecciare borse, cappelli, ceste, e altro.
Loro cercano di non comprare nei mercati quel che necessitano, ma di produrlo loro stessi. Comunque vanno assiduamente al mercato, per es. di Chenche, le donne portano sul dorso fascine di legna da ardere, balle di cotone, di erbe, verdura, zucche con la birra areke, scialli, ... ceramiche ...



Ci sarebbe anche un negozio in cui espongono e vendono i loro prodotti, come il berrettino a maglia dai colori sgargianti, le sciarpe, e un "vino di miele", detto tej,

Suonano tamburi e uno strumento a corda. Si addobbano con pelli animali, e si appoggiano a delle lance, e mimano scende di caccia e di lotte con animali feroci, o con nemici.





tranne un paio di donne e i bambini, sono tutte così prese dall'evento che non si accorgono che le fotografo. A me piace riprendere gli spettatori quasi più che lo spettacolo.









Vediamo anche un loro passatempo in legno incavato con biglie pure di legno, chiamato Kalaha


Ora ritorniamo giù in discesa scivolando un poco sulla melma. Andiamo a mangiare in un ristoro a Kidist Mekonen. Sin'ora abbiamo sempre mangiato bene e abbondante, spendendo al massimo  tutto compreso (tasse, servizio) sui 7 €uro a testa.

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