mercoledì 21 marzo 2018

3, in Swaziland (1) nel 2008

(dal diario del viaggio in SudAfrica e Swaziland del 2008)

Continuiamo il viaggio sempre con guida a sinistra, con la nostra auto in affitto (presa a Durban sulla costa), siamo solo noi quattro, io e annalisa, con i nostri figli ghila e michele.
Dopo esser stati nella cittadina di eShowe, e poi nella riserva naturale di Hluhluwe, il 12 agosto 2008  lasciamo la provincia sudafricana di "kwa-Zulu" (ovvero lo Zululand, cioè l' ex- Natal) attraversiamo di buon ora al mattino la frontiera (che apre alle 7am), a Lavumisa/Golela, e entriamo nel Regno dello Swaziland, poco più di 17 mila kmq, con 825 mila abitanti [ma oggi 2018 sono già un milione]. Molti qui sono cristiani seguaci della Chiesa di Zion, di origine pentecostale. Ma la cultura tradizionale animista in senso generale, è sempre presente sul fondo.



Cambiamo subito dei soldi (qui sotto: dieci= lalishuni,  soldi=emalangeni):


Come abbiamo visto molti Swazi vivono anche nelle aree vicine in SudAfrica (circa un milione nello Mpumalanga e nel kwaZulu), ma questo piccolo territorio sugli altopiani di Ngwane, è rimasto indipendente, tanto che è stato accolto come membro del Commonwealth nel 1968 e dallo stesso anno è membro dell'Onu. Già dal 1902 era un protettorato britannico, e gli inglesi concedettero un  ambito di autonomia interna, riconoscendo al re swazi il potere datogli dal locale diritto consuetudinario.  La capitale è Mbabane, un grosso paesone di 38 mila ab. [ma che oggi sono 70 mila], e la seconda è Manzini. La lingua locale è il siswati, ma è abbastanza diffuso -almeno negli ambiti interessati dal turismo-  l'inglese.  [oggi 2018 il nome ufficiale dello Stato è divenuto: eSwatini anziché Swaziland]
La popolazione da punto di vista etnico presenta anche minoranze di zulu (10%) e di Tsonga. Mentre gli abitanti che sono di religione cristiana si ripartiscono in protestanti (35%) e cattolici (10%), e fedeli di chiese locali (come quella di Zion) per circa il 30%, il resto sono legati a varie credenze autoctone africane.

Questa sotto è la nostra Guida turistica, un fascicolo da rivista, di ben 50 pagine scritte in caratteri grandi:

qui sopra il Re Mswati III durante una cerimonia tradizionale che si svolge presso la sua residenza a Ludzidzini

ma alla Regina Madre Ntombi Tfwala, detta "l'elefantessa" Ndlovukazi,  è riconosciuto un grande potere
qui nella sua residenza, che si trova a Lobamba

Al confine, sia in uscita che in entrata ci hanno fatto scendere dell'auto per un controllo. Il militare swazi intanto che io ero entrato nell'ufficio, ha offerto ai miei rimasti in auto, una pannocchia che stava sgranocchiando... Comunque c'è poca gente e facciamo presto dato che ai cittadini dell'Unione Europea non è richiesto di avere già il visto.

Eccoci:





villaggi tradizionali degli Swazi

proseguiamo lungo il fiume Mkondo Lusutfu

sostiamo a Nsoko per fare benzina ma bisogna far spostare il torello...

Qui la povertà si vede palesemente. Ci sono villaggi di capanne, piccoli agglomerati, come delle frazioncine di poche abitazioni lungo la strada sparse nella campagna.   



La gente staziona nei dintorni della pompa di benzina e sta immobile a lungo, o bighellona attorno.

salutiamo i ragazzini e proseguiamo 

Raggiungiamo la verde valle di Ezulwini dove abbiamo prenotato per telefono all'albergo "Mountain Inn", per tre notti (ripartiremo il 15). Ci hanno dato un vero e proprio appartamento. Il prezzo è "medio". Comunque sembra che non ci sia quasi nessun altro... La vista è bella. E' tutto piuttosto raccolto attorno a una piscina. Abbiamo il bagno con una vasca (e il phon !). C'è persino la tv in camera per cui potremo finalmente seguire le olimpiadi. E sopratutto c'è addirittura la connessione internet (ma poi si rivelerà che riesce a caricare solo lentissimamente). C'è un ristorante dentro l'albergo, e andiamo subito a pranzo al banco del buffet.  Per fare eventuali spese la periferia della 
capitale è abbastanza vicina.




Lasciati i bagagli (che apriremo al rientro poco prima del tramonto), andiamo subito in direzione della Ntfungula mountain



e ci dirigiamo verso un bel Parco Naturale, il Mlilwane.


Prendiamo il biglietto senza guida inclusa, di tour libero (che costa molto meno). E' stato bello, abbiamo potuto girare con la nostra auto, e soffermarci quando e quanto volevamo. Anche il panorama attorno è bello con le montagne aride. Ci sono diverse specie animali, che è sempre una emozione poter vedere mentre sono liberi all'aperto, nel loro ambiente. Si può girare senza timori perché qui non ci son grandi predatori. Solo ci danno un sacchetto di carta in cui mettere i nostri scarti e rifiuti per poi consegnarli all'uscita senza buttare nulla nel Parco, aprono dalle 6 alle 17.
Si riescono a vedere (con un po' di fortuna, e in modo casuale) antilopi, facoceri, bufali, impala, damaschi, giù, e molti uccelli come il turaco, il red bishop, tanti pappagallini (purpled crested lorie).





C'è anche un museino, sia sugli animali che sulla storia del parco e del territorio, che sulle risorse naturali, ad es. gli alberi endemici, ma anche ornamenti e foto di riti tradizionali swazi. Si possono persino fare giri a cavallo (con un ranger).

una danza swazi disegnata su un sacchetto di carta

Nelle vicinanze c'è anche un ostello ("Sondzela" backpackers Lodge), e un campeggio dove accamparsi, o delle camere in bungalow (rest huts), dei cottages, e delle capanne di tipo tradizionale (beehives villages), quindi a tutti i prezzi, con incluso ventilatore e piccolo frigo. (ora vedi www.biggameparks.org)

A 7 km da qui c'è un famoso e scenografico grande monolito di granito, che dicono sia il più grande pezzo unico al mondo ... la località si chiama Sibebe Rock.

Rientrati in albergo subito prima che faccia buio, veniamo a anche conoscere un po' le usanze e i costumi della tradizione africana locale, sia leggendo la guida, che il giornale, e guardando la televisione. Inoltre nostra figlia ha preso ad intrattenersi a chiacchierare con un simpatico cameriere.
(Ma tra i maggiori problemi vi è l'altissima incidenza di Aids).

Dunque il locale gossip dice che:
Ogni anno il re riceve davanti alla corte migliaia di ragazze che vengono a ballare dinnanzi a lui, e ne sceglie una in sposa. E' un modo per farsi alleate le più influenti famiglie. Circa cinque anni fa (2003) ha sposato una che aveva appena compiuto la maggiore età, "rapendola" come vuole la tradizione. Ma la madre era contraria e ha presentato denuncia contro il re (era una dirigente nel settore telecomunicazioni). La regina madre l'appoggiò, e alla fine la donna vinse la causa: un evento mai verificatosi prima. Poi quando il giovane re si comprò un aereo per 36 milioni di dollari, cioè per una somma che equivaleva alla disponibilità da parte dei servizi sanitari, l'Onu tagliò allo Swaziland le sovvenzioni allo sviluppo. Per cui si creò un grande scandalo. Il sovrano è anche il garante e custode delle tradizioni, per cui aveva proibito ascoltare musica rock. Diede dunque un altro scandalo quando si recò a Hollywood ad una trasmissione di MTV. Per cui il rock che era proibito ai sudditi invece il sovrano poteva goderselo per sè... E ancora ci fu disapprovazione pubblica quando tre anni fa (2005) per il suo 37° compleanno organizzò una festa spendendo un milione e 200mila dollari...
Ora il potere assoluto del monarca si è temperato, e il sovrano sembra essere più saggio, ma resta che è proibito parlare male del re sulla stampa e alla radio-televisione... Ecco come mai per protesta certe brave nonne sollevarono le gonne e -non avendo le mutande- mostrarono il fondoschiena ai giornalisti locali e stranieri... E circolano storie come quella secondo cui il governatore del palazzo reale, per propiziarsi buona sorte rubava di nascosto dello sterco di vacca dalla reale stalla...! e fu severamente punito.
Inconvenienti della modernizzazione intesa di fatto come occidentalizzazione.
Ma si continuano anche a raccontare fiabe del folklore come quella in cui si raccontano le avventure di un babbuino parlante, che si sapeva intrufolare di sera nelle capanne di varie zitelle non-maritate...


Alberto Sanza in Atlante delle Popolazioni, op. cit. Utet, scriveva nel 1998 sugli Swazi: «(...) L'organizzazione sociale tradizionale mantenutasi in parte nelle zone rurali, si basa sulla divisione in clan esogamici patrilineari, con un Capo, Chief, e sulla famiglia estesa poliginica, distribuiti nei villaggi formati da capanne disposte in circolo intorno al recinto del bestiame. Al vertice della gerarchia politica resta il re sacro, King (giudice supremo, capo militare, e sommo sacerdote) assistito da un consiglio di notabili e di chiefs locali. La sussistenza si basa su agricoltura e allevamento (importante anche per il prestigio sociale che ne deriva). Agli antenati vengono rivolte invocazioni e sacrifici. (...)», p.364.


(continua)

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